Un soccorso al volo

Una voce trafelata scende dai piani alti della sede di Croce Rossa “Una gabbia, abbiamo bisogno di una gabbia”. Scusa, non ho capito bene: hai detto una gabbia? Di che tipo e per fare che cosa, se è lecito chiedere (questa proprio al centralino non l’avevo ancora sentita, ma tant’è)? “Abbiamo un salvataggio speciale, da fare… al volo!”.  Altro non ci è dato di sapere, a noi, che al centralino coordiniamo la movimentazione di persone e mezzi. C’è quasi da offendersi. Due volontari si fanno carico subito della missione, richiesta dai Servizi Sociali del Comune, confabulano tra di loro e partono, armati di strani attrezzi, con il furgone. Niente tute bianche? No, questa è una faccenda diversa ma non meno toccante, per la storia che c’è dietro, sapremo poi.

Il furgone è al cancello, è tornato, una mezz’ora dopo. Lo vedo al monitor e lo faccio entrare. E’ nel cortile e noi tutti, curiosi come scimmie, andiamo a vedere l’ormai famoso trasportato, perché segreti come questi durano poco anche in Croce Rossa. E qui, sempre con grande attenzione alle distanze di sicurezza, tutti a vedere un esserino tremolante aggrappato alla gabbia, con lo sguardo perso. Un pappagallo, grandicello per giunta.

Un pappagallo, l’ultimo compagno di vita di un signore che se n’è andato qualche giorno fa, non sappiamo nemmeno quando. Probabilmente il suo ultimo affetto, un amico con le ali che è rimasto solo, abbandonato, finché qualcuno si è ricordato di lui. Una storia di solitudine, vecchiaia e morte tra le tante che ti spezzano il cuore. E’ vero, purtroppo.

Ma la tristezza lascia spazio in breve tempo alla felicità di aver salvato almeno la bestiola. Questa ha sul petto tutte le piume strappate, segno che ha sofferto, segno che il suo padrone gli manca. Non beve neanche l’acqua che gli offriamo. Sembra quasi inebetito. Okkey, ragazzo (magari è una ragazza…), adesso però sei salvo e in buone mani. Dobbiamo solo trovarti un nuovo rifugio, non possiamo certo tenerti in sede a svolazzare (qualche buontempone lo propone come mascotte…) anche se in tempi di coronavirus rallegreresti sicuramente i cuori di noi che qui abbiamo messo radici.

Un rapido giro di telefonate e con l’aiuto dei veterinari della Asl, il rifugio è trovato. Il furgone chiude nuovamente il portellone e riparte. Ciao Loreto. E’ stato un piacere vederti ancora vivo. Buona vita, almeno a te!

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Autore dell'articolo: Sviluppo

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