Non vado a trovarli perchè li amo

Mi mancano i miei, mi mancano veramente.

Sono molto anziani: mio padre è quasi centenario e mia madre farà i novanta tra qualche mese; io sono più che adulta e, perciò, dovrei essere razionale, pensare che sono al sicuro finché rimangono in casa e  nessuno va a trovarli, ma non ci riesco.

Mi mancano. Loro stanno a Milano e io a Vigevano. Due città la cui distanza, almeno sulla carta, è divenuta ormai abissale. In realtà, la possibilità di andare da loro per dargli un supporto che, a onor del vero, sarebbe più umano che materiale, ce l’avrei anche, ma non ci vado: faccio la volontaria in Croce Rossa e non me lo posso permettere.

Per diverse ragioni.

I turni da coprire sono tanti, l’emergenza ha moltiplicato i servizi e le nostre energie vengono convogliate sui bisogni della collettività, 

 senza sosta. Ventiquattr’ore al giorno. Siamo sempre presenti, si fanno orari che altro che notti bianche! Qui di bianco c’è solo il colore delle tute che i ragazzi delle squadre indossano sempre più spesso perché i sospetti positivi e i malati aumentano ancora, e magari esci sul servizio sapendo che c’è anche il familiare che mugugna perché sei più in sede che a casa. Gli affetti sono trascurati ma il momento è così, non si può fare diversamente. Ancora non si vede la luce in fondo al tunnel. E poi, quando ti fermi, sei tu a sentire la nostalgia dei tuoi, come capita a me, complice anche la stanchezza, tanta, che espande i sentimenti: vorresti essere più vicino ai tuoi cari, ai tuoi figli, ma non puoi o qualche volta non vuoi. 

La vicinanza, di questi tempi, può essere rischiosa specie se sei in prima linea nella lotta contro il virus e se a casa hai a che fare con persone fragili. Perciò, cara mamma e caro papà, vi voglio tanto bene, mi mancate tanto, ma non vengo da voi. Per proteggervi.  

Chiara

 

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Autore dell'articolo: Sviluppo

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