Era il momento in cui vedevo volti, che portavano con sè sempre un sorriso

“Era il 12 marzo. Quel giorno è iniziato come tutti gli altri. Ho fatto le mie faccende domestiche rassettato i panni stirati il giorno prima e poi sono uscita a fare la spesa. Verso le 13 dopo aver risistemato la cucina dopo il pranzo ho cominciato ad accusare un po’ di affanno e dolore un po’ dappertutto. Alle 17 l’affanno era diventato davvero insostenibile. Ho provato a contattare il mio medico ma non era giorno di studio. Ho chiamato mio figlio che dopo avermi detto di chiamare subito l’ambulanza, abitando poco distante si è subito precipitato.

Per oltre 45 giorni non l’ho più visto. Sono rimasta ricoverata in ospedale, prima in rianimazione, poi nel reparto Covid. E’ stato un inferno. Ogni giorno pensavo che questa tragedia sarebbe finita solo in un modo. 

Poi, piano piano ho cominciato a migliorare fino al 23 di aprile quando una ambulanza della Croce Rossa è stata chiamata per accompagnarmi a casa. Li ho proseguito la convalescenza, ero ancora chiusa in casa, sola, senza la possibilità di vedere nessuno.

Quando ti trovi isolato ti accorgi di quante sono le abitudini a cui devi rinunciare, le comodità, il poter rispondere ai tuoi bisogni. Mi serviva fare la spesa. Sono abituata a comprare cose fresche ogni giorno, nel mio giretto quotidiano. Mio figlio mi ha aiutata tanto, ma con il suo lavoro spesso è dovuto rimanere distante da casa. Ho chiamato allora la Croce Rossa che aveva attivato un servizio di spesa a domicilio. Federica è stata la prima voce con la quale ho avuto il piacere di parlare. Dopo di lei molte altre. Voci alle quali non ho potuto dare un volto, ma che con grande umanità mi hanno sempre ascoltata, e che hanno preso nota di ciò di cui avevo più bisogno. 

La consegna della spesa fatta da quei bei ragazzotti giovani era il momento più bello della giornata. Non tanto per la spesa. Di quella di può fare a meno qualche giorno. Era però il momento in cui vedevo dei volti, nascosti dalle mascherine che però portavano con sè sempre un sorriso, uno sguardo di consolazione, un incoraggiamento. Ricordo ancora che a Pasqua mi hanno anche portato un uovo. Sono diabetica, non lo posso mangiare ma a loro non l’ho detto, non volevo deluderli. 

Nei miei 82 anni questa è stata l’esperienza più difficile, più dura da superare di tutta la  mia vita, ma grazie a medici e infermieri che non con eroismo, ma con grande UMANITA’ e PROFESSIONALITA’ mi hanno seguito e curato, oggi sono qui, con i miei acciacchi e tutti i miei problemi. Grazie ai ragazzi della Croce Rossa mi sono sentita meno sola, meno abbandonata, meno isolata. Posso dire solo grazie, posso dire solo che mai dimenticherò quello che tutti voi avete fatto per me.”

Elsa

Grazie di Cuore Elsa!

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Autore dell'articolo: Sviluppo

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