Il vaccino anti di AstraZeneca potrà essere somministrato fino ai 65 anni di età. Lo ha comunicato il Ministero della Salute con una circolare ad hoc dopo il parere favorevole dell’AIFA; in precedenza l’inoculazione del farmaco era limitata alla fascia di età 18-55 anni.
In Italia il vaccino anti COVID di AstraZeneca potrà essere somministrato anche tra i 55 e i 65 anni di età, purché non si rientri nelle fasce della popolazione definite “estremamente vulnerabili”, cioè affette da condizioni tali da porle a un rischio altissimo in caso di infezione da coronavirus SARS-CoV-2. La decisione, è stata comunicata dal Ministero della Salute attraverso una circolare, con l’indicazione di aggiornamento per il documento “Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19” . Fino ad oggi, infatti, il vaccino era stato approvato solo per la fascia d’età compresa tra i 18 e i 55 anni di età, fondamentalmente per una carenza di dati relativi ai soggetti più anziani, ma grazie a nuovi dati e nuovi studi si è reputato allargare la somministrazione fino ai 65 anni.
Nel documento viene illustrato come la decisione è stata presa poiché il gruppo di lavoro permanente sul coronavirus SARS-CoV-2 ha tenuto in considerazione le “nuove evidenze scientifiche che riportano stime di efficacia del vaccino superiori a quelle precedentemente riportate, e dati di immunogenicità in soggetti di età superiore ai 55 anni, nonché nuove raccomandazioni internazionali tra cui il parere del gruppo SAGE dell’OMS”. In parole semplici, col prosieguo delle somministrazioni e di altre analisi è stato determinato che il vaccino AZD1222 (conosciuto anche come ChAdOx1) ha un’efficacia sufficiente per garantire la protezione dalla COVID-19 anche tra i 55 e i 65 anni.
La documentazione finora approvata dall’EMA non evidenzia particolari problemi nella somministrazione alla fascia di età over 55, tuttavia sottolinea come i trial clinici fossero stati principalmente svolti nella fascia 18-55 con una conseguente penuria di dati relativi all’efficacia del vaccino stesso nella fascia più anziana. (Leggi il documento pubblicato da EMA)
L’effettiva efficacia del vaccino, è stata discussa sin dal rilascio dei dati di Fase 3, quando fu osservato che la stessa risultava essere maggiore quando alla prima iniezione veniva somministrata mezza dose e non una intera. Recentemente lo studio “Single-dose administration and the influence of the timing of the booster dose on immunogenicity and efficacy of ChAdOx1 nCoV-19 (AZD1222) vaccine: a pooled analysis of four randomised trials” pubblicato sull’autorevole rivista scientifica The Lancet ha dimostrato che una singola dose è altamente efficace, e si raggiunge l’81,3 percento quando la seconda dose viene somministrata a 3 mesi di distanza dalla prima.